SUGAR TAX, PER GLI ITALIANI UNA MISURA INUTILE E INDIGESTA

8 Nov 2021 | Comunicati stampa

  • Secondo un’indagine commissionata da ASSOBIBE e condotta da Nomisma su un campione di italiani, il consumatore non è d’accordo con la tassa sulle bevande edulcorate, rinviata al 2023, perché non produrrà alcun effetto sulle abitudini alimentari e ricadrà sui consumatori
  • I consumi di bevande analcoliche in Italia sono già oggi i più bassi in Europa. Le aziende hanno intrapreso da tempo un percorso con il Ministero della Salute per ridurre le calorie del 37% entro il 2022

8 Novembre 2021. La Sugar tax prevista in Italia è inutile per la salute e dannosa per le tasche dei consumatori, per il comparto e per tutta la filiera. È quello che pensano gli italiani secondo i quali, così come è stata formulata, la tassa sulle sole bevande analcoliche edulcorate non produrrà effetti benefici sulle abitudini alimentari, ma rappresenterà solo un’ennesima imposta a danno soprattutto delle categorie più povere. È una delle evidenze che emergono da un’indagine condotta da Nomisma per conto di ASSOBIBE, associazione di CONFINDUSTRIA che rappresenta i produttori di bevande analcoliche, su un campione di 1.200 italiani tra i 18 e i 65 anni.

La sugar tax, rimandata per la terza volta dalla sua introduzione e ora prevista in vigore dal 1° gennaio 2023, si applica alle bevande caratterizzate dal gusto dolce, siano esse con e senza zucchero. Ma l’imposta, pari 10 euro ad ettolitro di bevanda che grava sui produttori, piace agli italiani?

“Secondo l’indagine Nomisma, il 67% dei consumatori è per nulla o poco d’accordo con questo provvedimento perché lo ritiene inutile ed un unicamente uno strumento per generare introiti – spiega Giangiacomo Pierini, Presidente ASSOBIBE -. Ancora più evidente il dissenso degli italiani quando scoprono che la tassa colpisce anche le bevande analcoliche senza zucchero: in questo caso la percentuale dei contrari o poco favorevoli sale all’83%”.

Non convincono le finalità dell’imposta: secondo gli intervistati, infatti, la Sugar tax non porterà ad una riduzione significativa dei consumi di bibite analcoliche visto che per il 76% non favorirà la riduzione dell’obesità tra i giovani e per il 77% non faciliterà una corretta alimentazione. Va ricordato, infatti, che le bevande analcoliche sono responsabili solo dell’1% dell’apporto di zucchero assunto quotidianamente1.

La maggior parte dei connazionali (64%) la ritiene semplicemente uno strumento per generare ulteriori introiti per lo Stato, a discapito soprattutto delle fasce di reddito più povere (lo pensa il 59%)e dei prodotti tipici della tradizione italiana come chinotti, spume e gassose (per il58% degli intervistati).

Hanno ragione – chiosa Pierini -, perché secondo le stime Nomisma l’introduzione della tassa comporterà un aumento del prezzo medio del 13% per le aranciate, dell’11% per chinotti, sode, limonate e aperitivi analcolici, solo per citarne alcuni. Non usciremo dalla crisi con una manovra espansiva di un anno e nel clima di generale incertezza e difficoltà in cui presumibilmente saremo ancora a gennaio 2023 mettere mano alle tasche degli italiani con una ulteriore tassa che colpisce i consumi suona come una contraddizione rispetto alle intenzioni dichiarate dal Governo di tagliare le tasse per sostenere la ripresa”.

Da tempo i consumatori italiani hanno ridotto in maniera costante il consumo di bevande zuccherate e l’Italia è il Paese Europeo con il più basso consumo di bevande analcoliche 2. Inoltre, le versioni senza calorie delle bevande analcoliche sono cresciute in dieci anni del 74%.

In parallelo le aziende hanno intrapreso un percorso con il Ministero della Salute per ridurre il contenuto di zucchero immesso in consumo del 27% e un ulteriore taglio del 10% è previsto nel 2022.

“In questo quadro, non ha davvero alcun senso demonizzare un solo prodotto, che oltretutto rappresenta la tradizione italiana, fingendo di non sapere che il 99% dell’introito di zuccheri proviene da altre fonti – conclude Pierini-. Il contrasto all’obesità è una priorità e per questo non possiamo accontentarci di una soluzione inefficace e illusoria”.

2” 50 litri pro capite contro i 95 litri bevuti mediamente da un cittadino europeo. Nomisma – Il settore delle bevande analcoliche in Italia nell’era post covid, 2021

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Cristina Camilli, Vicepresidente di ASSOBIBE, associazione che rappresenta i produttori di bevande analcoliche, ha sottolineato il forte legame esistente tra le imprese produttrici. la filiera e il territorio. Una catena di valore che va tutelata e non penalizzata da misure che danneggiano i consumatori e le imprese, frenano gli investimenti, gli acquisti di materia prima del territorio e che mettono a rischio posti di lavoro.

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Commentando la sentenza n. 49 della Corte Costituzionale depositata oggi con la quale si dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale sulla Sugar tax, Giangiacomo Pierini, Presidente di ASSOBIBE, associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche, dichiara: “Siamo davvero stupiti dalla pronuncia della Consulta, ma ancora di più dalle motivazioni che si basano su un razionale scientifico contestabile e, soprattutto, slegato dai consumi reali in Italia. Rimaniamo convinti che per affrontare patologie multifattoriali come sovrappeso, obesità e diabete occorrano approcci integrati – dichiara Pierini – una misura che colpisce un unico alimento non può pagare e non modifica comportamenti non equilibrati. I Paesi agiscono con approcci diversi e in molti casi la Sugar tax è stata introdotta per incentivare la riformulazione: noi l’abbiamo fatto senza bisogno di tasse – spiega Pierini – arrivando a tagliare del 41% lo zucchero immesso a scaffale, anche attraverso azioni volontarie e protocolli siglati con il Ministero della Salute, e applicando rigide autolimitazioni nella vendita verso i consumatori più fragili come i bambini. Lasciamo da parte cavilli giuridici in cui giudici affermano che lo zucchero sia da contrastare solo se presente nelle bibite – dichiara Pierini -. La scelta se tenere una nuova tassa, oggi inutile e dannosa per famiglie e imprese, è del Governo. Le imprese chiedono scelte basate su evidenze, numeri e buon senso”.