ASSEMBLEA GENERALE ASSOBIBE – 4 maggio, CIBUS 2022

5 Mag 2022 | Comunicati stampa

Pandemia, rincari e nuove tasse mettono a rischio la filiera italiana delle bevande analcoliche: una “tempesta perfetta” sul settore che le associazioni di categoria vogliono affrontare unite

Preoccupazione per la tenuta del settore, che si trova da ormai due anni sotto un fuoco incrociato a causa della pandemia prima, dei pesanti rincari adesso e della minaccia di nuove tasse nel 2023: l’incremento della fiscalità del 28% prodotta dalla sugar tax determinerà una contrazione del mercato dell’11,6% nel 2023 rispetto al 2022 e del 17,1% rispetto ai livelli pre-pandemia.

È quanto emerge dalla tavola rotonda organizzata dall’Associazione dei produttori di bevande analcoliche in occasione di CIBUS 2022, dalla quale trapela anche la voglia di ripartire, facendo squadra con le associazioni di categoria della filiera.

Parma, 4 maggio 2022. Si è tenuta questa mattina, all’interno di Cibus 2022, l’Assemblea generale di ASSOBIBE, l’associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche.

L’incontro dal titolo “Affrontare uniti la tempesta perfetta. Le sfide della filiera italiana delle bevande analcoliche”ha visto il coinvolgimento delleAssociazioni che rappresentano anelli importanti della filiera a monte e a valle della fase di imbottigliamento dei prodotti del settore per fare il punto sullo stato dell’arte di un comparto che, dopo l’annus horribilis della pandemia e i primi segnali di ripresa che hanno caratterizzato il 2021, si trova adesso a fare i conti con forti incrementi dei prezzi di energia e materie prime, scarsa disponibilità di alcuni prodotti e una situazione sanitaria che continua ad alimentare preoccupazioni e incertezze.

Con l’occasione sono stati presentati i dati dello studio I soft drinks in Italia: status, nuove sfide & scenari evolutivi per il settore” realizzatoda Nomisma.

“L’industria delle bevande analcoliche e la filiera a monte e a valle hanno attraversato questi ultimi due anni di Pandemia, i cui effetti si sono particolarmente sentiti nel canale Ho.Re.Ca, con grande determinazione a ripartire, facendo squadra, senza arrendersi alle difficoltà e ai cambiamenti nelle abitudini di consumo che ha lasciato in eredità dichiara Giangiacomo Pierini, Presidente di ASSOBIBE –. Nel 2021 i consumi sono tornati a crescere, seppur sotto i livelli pre-pandemia (-6% rispetto al 2019), ma l’impennata dei prezzi di energia e materie prime alimentari, la guerra in Ucraina e la delicata situazione geopolitica internazionale stanno mettendo a dura prova la tenuta del settore. In questo quadro, fare sistema diventa ancor più importante per reggere a quella che il Presidente Bonomi ha definito una “tempesta perfetta”.

L’incontro si è aperto con i saluti del Sottosegretario al MIPAAF Gian Marco Centinaio e ha visto la partecipazione di Confagricoltura, Unionplast-Federazione Gomma Plastica e Anfima-Associazione Nazionale dei Fabbricanti di Imballaggi Metallici e affini, Italgrob – Federazione Italiana Distributori HoReCa e FIPE – Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi.

I dati presentati oggi da Nomisma fanno riflettere. Dopo la pandemia la ripresa è ora minacciata dal forte aumento dei costi di produzioneha affermato il sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali, Gian Marco Centinaio -. Quasi 8 famiglie su 10 sono orientate a cambiare le proprie abitudini di acquisto di fronte a una crescita dei prezzi. Abbiamo il compito, soprattutto in un momento come quello attuale, di non scoraggiare gli investimenti nel nostro paese. La sugar tax rischia di mettere in difficoltà non solo attori internazionali ma anche imprese italiane. Con ASSOBIBE lo scorso anno abbiamo siglato un protocollo per promuovere le produzioni Made in Italy. Vogliamo affrontare uniti la tempesta con l’obiettivo di salvaguardare valore e posti di lavoro e tutelare il tessuto produttivo e agricolo da cui nascono prodotti unici come le cedrate, i chinotti e le aranciate”.

Come emerge dallo studio Nomisma, infatti, il Pil nel 2022 è atteso sotto il 2% e anche i consumi delle famiglie italiane, in risalita nel 2021, metteranno a segno un timido +1,7%. Anche l’industria delle bevande analcoliche, che dopo le chiusure di questi due anni di pandemia sembrava finalmente ritrovare ossigeno trainata dalle riaperture del canale Ho.Re.Ca (+30% rispetto al 2020, che però è ancora complessivamente   -20% sul 2019), sta risentendo della situazione con effetto domino su tutti gli anelli della filiera: nei primi tre mesi del 2022 le vendite in GDO hanno fatto registrare un -3,6% a volume.

Secondo Nomisma, quattro italiani su diecisono preoccupati dell’inflazione: oltre il 77% cambierà i propri comportamenti d’acquisto e oltre il 45% concentrerà la propria spesa alimentare su prodotti indispensabili. A questo si aggiunge l’intenzione di oltre il 30% degli intervistati di ridurre le occasioni di consumo fuori casa come evidenziato dai datiCensis presentati all’ultimo International Horeca Meeting organizzato da Italgrob.

Questi aspetti preoccupano tutte le categorie presenti all’evento che hanno confermato durante la tavola rotonda i timori legati alla difficile situazione economica presente e agli scenari futuri, anche alla luce delle possibili evoluzioni sul piano geopolitico, ai quali si sommano criticità e misure che interessano i singoli segmenti della filiera.

A causa del calo dei consumi domestici e di una minor crescita dell’Ho.Re.Ca, per il 2022 si prevede una lieve contrazione del mercato delle bevande analcoliche (-0,4%) che si accentuerebbe (-2,3%) in caso di un ulteriore inasprimento della pandemia e di nuove chiusure e limitazioni negli ultimi tre mesi dell’anno.

Secondo le stime di Nomisma, il biennio successivo potrebbe regalare una lieve ripresa, portando a fine 2024 le vendite del comparto ad un livello non lontano dal pre-Covid ma a volumi ancora inferiori al 2019. Se invece la pandemia non allentasse la sua morsa, eventuali nuove restrizioni in autunno rallenterebbero ulteriormente la ripresa.

Questo scenario, già di per sé preoccupante, peggiorerebbe ulteriormente con entrata in vigore della sugar tax, prevista per gennaio 2023, che comporterebbe un incremento del 28% della fiscalità per le aziende e inevitabili aumenti di prezzo per i consumatori, con una contrazione dei consumi dell’11,6% nel 2023 rispetto al 2022 e di ben il 17,1% rispetto al 2019, ossia ai livelli pre-pandemia.

“Ci aspettano mesi difficili, soprattutto per le PMI, che rappresentano il 61% del settore, che hanno minore accesso ai mercati internazionali delle materie prime e minori opportunità di economie di scala conclude Pierini –. In questi anni abbiamo lavorato, e continueremo a farlo, insieme al Governo e ai diversi attori della filiera, in un’ottica di sistema perché siamo tutti anelli della stessa catena. Abbiamo modificato i nostri prodotti e i nostri modelli di sviluppo in ottica di maggiore attenzione alle esigenze di salute dei consumatori e di salvaguardia dell’ambiente. Adesso chiediamo al Governo che intervenga con misure congiunturali e strutturali a sostegno dei consumi e delle aziende, che hanno bisogno di stabilità e programmazione per poter guardare al futuro. Tra queste misure in primis la cancellazione di nuove tasse, inutili quanto dannose. Abbiamo bisogno di segnali immediati per dare speranze agli imprenditori e alle famiglie che devono beneficiare di manovre espansive indispensabili per la crescita del Paese”.

Ufficio stampa:
Elena Sabino – elena.sabino@elettrapr.it – 392 4132100
Mauro Perego – mauro.perego@elettrapr.it – 393 8188596

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L’appello congiunto è stato firmato da Assobibe, Confagricoltura, Federalimentare, Federdistribuzione, CISL, CGIL, Uila Nazionale, Centromarca, Unione Italiana Food, Italgrob, Confida, Anfima, Federazione Carta e Grafica, Federazione Gomma Plastica, Assovetro per esprimere le preoccupazioni a fronte della mancata proroga dell’imposta in vigore dal 1° luglio 2025. L’intera Filiera agroalimentare, dalle fasi agricole alla produzione, fino alla distribuzione e vendita, chiede un intervento urgente per evitare una nuova gabella che danneggia le imprese e i lavoratori di un settore strategico del Made in Italy, mettendo a rischio oltre 5.000 posti di lavoro, con evidenti ricadute negative anche sulle comunità locali.