Roma, 20 giugno 2025 – ASSOBIBE – l’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese che producono e vendono bevande analcoliche in Italia – commenta positivamente la scelta del Governo, oggi in Consiglio dei Ministri, di non far partire una nuova imposta a ridosso della stagione estiva, come la c.d. “Sugar tax”, e contemporaneamente sottolinea le difficoltà delle imprese in uno scenario in cui questa spada di Damocle viene rinviata di qualche mese senza ridurre l’incertezza del prossimo futuro.
«Ringraziamo il Governo e, in particolare, il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, il Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze Maurizio Leo, e il Vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani, per la costante attenzione mostrata; auspichiamo che in Parlamento si consideri uno slittamento di almeno un anno o la definitiva cancellazione di questa imposta contro il made in Italy, così da evitare alle imprese di ritornare in uno stato di incertezza nel giro di pochissimi mesi. Il nostro è l’unico comparto su cui pendono due nuove tasse come la Sugar e la Plastic tax, non sostenibili per chi fa impresa nel Paese», ha commentato Giangiacomo Pierini, Presidente ASSOBIBE.
La tassa, al di là del nome, colpisce il 100% della produzione nazionale perché non si applica sullo zucchero, ma sulla dolcezza: prodotti con o senza zucchero, quindi con o senza calorie, sono tassati allo stesso modo. Anche qualora l’imposta posticipata fosse una vera tassa sullo zucchero, cosa che non è, in Italia non è necessario contenere i consumi di bevande analcoliche: sono stabili da anni, registrano un calo costante delle versioni zuccherate e rappresentano appena lo 0,9% del totale delle calorie quotidiane.
Inoltre, negli ultimi anni, le imprese del Settore hanno tagliato di oltre il 41% lo zucchero immesso in consumo attraverso i protocolli siglati con il Ministero della Salute e riformulato le ricette classiche a favore di versioni “light”. Per quanto riguarda l’efficacia della Sugar tax, dopo la Commissione europea[1], recentemente anche l’OMS[2] ha chiarito in un proprio studio che non è tra le opzioni principali da adottare nei Paesi ai fini di migliorare la salute dei cittadini.
«In questa fase di grande incertezza del mercato, è indispensabile evitare dazi interni, aumento di burocrazia e misure che rischiano di creare spinte inflattive, allontanare investimenti e posti di lavoro in Italia, senza ottenere risultati concreti nella lotta a obesità, come evidenziano le esperienze di Paesi UE in cui la tassa è stata applicata sul settore», ha proseguito il Presidente Pierini.
A seguito dell’entrata in vigore della tassa, infatti, nella versione che colpisce lo zucchero – dunque non come quella ipotizzata nel 2019 dal Governo Conte e appena posticipata dal Governo Meloni – in stati quali la Francia, Olanda, Irlanda, Portogallo i consumi di zucchero sono rimasti invariati, o sono cresciuti, e in nessuna parte del mondo si è evidenziato un dato globale di calo dei tassi di obesità, che spesso anzi aumentano.
Sono un esempio Paesi come Francia, Paesi Bassi, Irlanda e Romania, dove le percentuali di obesità sono cresciute anche in modo significativo, nonostante l’imposta sulle bevande analcoliche sia in vigore da diversi anni.
Inoltre, proprio per la mancanza di dati clinici che possano dimostrare il rapporto tra la tassa e il miglioramento di patologie non trasmissibili, alcuni Stati, tra cui Danimarca, Norvegia e Islanda, hanno deciso di cancellare la Sugar tax.
[1] European Commission (2022), “SC 2097106: Mapping of pricing policies and fiscal measures applied to food, non-alcoholic and alcoholic beverages”
[2] The Lancet Regional Health – Europe (Maggio 2025) “Quick buys for prevention and control of noncommunicable diseases”. Questo studio è parte del WHO/EURO’s RACE to the Finish
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