INTERVENTI NECESSARI SU FILIERA BEVERAGE, LO CHIEDONO LE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA DEL COMPARTO

2 Nov 2020 | Comunicati stampa

Negozio chiuso

CROLLO IMMEDIATO DA CHIUSURA PUNTI VENDITA “FUORI CASA”

Le nuove chiusure imposte ai punti di consumo di alimenti e bevande determinano immediate gravi ripercussioni agli operatori della Filiera. Ordini fermi, prodotti fermi su bancali, cali di produzione e attività.

Ogni giorno il danno aumenta.

Bene il Governo sulle primissime misure nel DL Ristori, ma servono correttivi immediati. Subito, non riflessioni ma azioni immediate.

La filiera del Beverage chiede di non focalizzare le misure solo sul punto vendita finale, aggiungere i codici ATECO dei soggetti che riforniscono le attività dell’HORECA, di fatto chiuse, e ripensare accise e nuove tasse in arrivo nel 2021 che aumenteranno l’effetto recessivo.

ITALGROB per voce del suo presidente Vincenzo Caso denuncia: “La categoria dei distributori Horeca che questa Federazione rappresenta è oramai ai minimi termini. Nel lockdown di marzo-giugno ha registrato perdite di fatturato per oltre l’80%. Ora, con questa seconda ondata, la situazione rischia di precipitare definitivamente. Sono a rischio oltre 800 aziende e migliaia di posti di lavoro. L’improprio obbligo di chiusura alle 18,00 dei locali e lo smart working drenano consumi che si tramutano in mancati incassi per i locali che a loro volta si ripercuotono direttamente sulle aziende di distribuzione. I nostri mezzi sono fermi e i depositi pieni di merci che non potremo vendere. Il paradosso è che nel decreto Ristori tutto questo non viene considerato. E’ come se la categoria non esistesse in  quanto sono stati indebitamente ignorati i codici ATECO dei distributori (46.30). Chiediamo un pronto reintegro dei nostri codici ATECO, anche in relazione di quanto previsto nel comma 2 dell’art 1 del Decreto Ristori. Chiediamo inoltre, così come consesso ai locali della ristorazione, la totale abolizione del secondo semestre IMU”.

Il Presidente di ASSOBIBE, Giangiacomo Pierini denuncia “Non si può pensare di introdurre nuove tasse nel 2021, stressare le imprese oggi già in difficoltà a causa degli ulteriori cali di attività. Solo pochi giorni fa è stato pubblicato il primo decreto attuativo della Sugar tax, che aumenta del 28% la fiscalità su un litro di bibita, toglie liquidità ogni mese ai produttori e genera costi per l’adeguamento alle decine di nuove procedure burocratiche. E’ necessaria la sospensione subito almeno per tutto il 2021, non pochi mesi.”

Il Presidente di ASSOBIRRA, Michele Cason evidenzia: “Nel nostro Paese, la birra è l’unica bevanda da pasto a pagare le accise. Un’anomalia che incide in maniera significativa su tutta la filiera e che ora più che mai non può essere ignorata, tanto più che colpisce tutti: produttori, distributori, pubblici esercizi e consumatori. Per questo riteniamo necessario un intervento strutturale di riduzione delle accise che assicuri una boccata d’ossigeno a tutta la filiera, oltre che interventi straordinari specifici ed immediati per il canale Ho.Re.Ca.”

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Cristina Camilli, Vicepresidente di ASSOBIBE, associazione che rappresenta i produttori di bevande analcoliche, ha sottolineato il forte legame esistente tra le imprese produttrici. la filiera e il territorio. Una catena di valore che va tutelata e non penalizzata da misure che danneggiano i consumatori e le imprese, frenano gli investimenti, gli acquisti di materia prima del territorio e che mettono a rischio posti di lavoro.

ASSOBIBE: LA SUGAR TAX TASSA LO ZUCCHERO ANCHE QUANDO NON C’È

Commentando la sentenza n. 49 della Corte Costituzionale depositata oggi con la quale si dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale sulla Sugar tax, Giangiacomo Pierini, Presidente di ASSOBIBE, associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche, dichiara: “Siamo davvero stupiti dalla pronuncia della Consulta, ma ancora di più dalle motivazioni che si basano su un razionale scientifico contestabile e, soprattutto, slegato dai consumi reali in Italia. Rimaniamo convinti che per affrontare patologie multifattoriali come sovrappeso, obesità e diabete occorrano approcci integrati – dichiara Pierini – una misura che colpisce un unico alimento non può pagare e non modifica comportamenti non equilibrati. I Paesi agiscono con approcci diversi e in molti casi la Sugar tax è stata introdotta per incentivare la riformulazione: noi l’abbiamo fatto senza bisogno di tasse – spiega Pierini – arrivando a tagliare del 41% lo zucchero immesso a scaffale, anche attraverso azioni volontarie e protocolli siglati con il Ministero della Salute, e applicando rigide autolimitazioni nella vendita verso i consumatori più fragili come i bambini. Lasciamo da parte cavilli giuridici in cui giudici affermano che lo zucchero sia da contrastare solo se presente nelle bibite – dichiara Pierini -. La scelta se tenere una nuova tassa, oggi inutile e dannosa per famiglie e imprese, è del Governo. Le imprese chiedono scelte basate su evidenze, numeri e buon senso”.